Consigli per piccole imprese in comunicazione aziendale, web marketing, copywriting, naming, social media, Brand Positioning, SEO.

Come scegliere nome di azienda: l’acronimo.

Tante aziende aprono e molte chiudono. In termini assoluti, le nuove aperture di imprese nel primo trimestre del 2022 sono state oltre 70.000. Come scelgono il nome per la loro azienda questi imprenditori? Spesso la scelta è affidata al caso, a un’idea banale di un parente, collega o socio. Tanto un nome vale l’altro. Se anche tu la pensi così non sprecare il tuo tempo leggendo questo articolo dove parlo di come usare o meno l’acronimo per creare un nome aziendale. In più tratto di nomi per aziende e nomi per lavoratori autonomi.

Come Scegliere Nome Di Azienda - Immagine Di Gruppo Di Persone Che Sorreggono Un Cartello Con Un Punto Interrogativo.

Anche tu intendi avviare la tua impresa nel 2024 e stai provando a capire come scegliere il nome della tua azienda senza affidarti ai generatori di nomi gratis?

Se stai leggendo queste righe sei un imprenditore, un artigiano, un professionista, un commerciante che ha coraggio, passione e un’idea forte.

Due consigli che sto per darti potrebbero essere molto utili.

Cominciamo subito.

Uno è sull’uso dell’acronimo e il secondo è quale nome scegliere per la tua attività di professionista.

Come scegliere nome di azienda

1. L’acronimo

Se intenti aprire una ditta, un’impresa, un’azienda di produzione o di vendita di servizi esistono errori da evitare nella scelta del nome aziendale: il primo è non usare l’acronimo (nome o sigla formata con le iniziali di altre parole) del tuo nome e cognome.

Perché sono così categorico? La ragione è semplice: le micro, piccole e medie imprese molto raramente attribuiscono il vero valore alla “denominazione aziendale”. Questo in genere comporta una totale mancanza di interesse nel modo in cui viene utilizzato il nome aziendale.

Non siamo nel campo della moda o dei beni di lusso dove il monogramma, la sigla, grazie a investimenti a molti zeri, diventano simboli ai quali il pubblico attribuisce il potere di comunicare la propria identità.

Per le piccole attività sconsiglio fortemente l’uso di sigle e monogrammi. Tra gli altri motivi, e sono molti vi è la forma giuridica.

Se ti chiami Mario Rossi e sogni di vedere il tuo acronimo gigante sulla carta intestata o sull’insegna luminosa fuori dalla porta ma la forma giuridica che hai scelto è s.r.l., al telefono il tuo nome aziendale suonerà così:

“Buongiorno, è la emme erre esse erre elle”.

Il suono del nome, molto spesso, è uno degli elementi più importanti quando si tratta di scegliere il nome aziendale che dovrà durare per sempre.

Gli italiani, diversamente dai popoli anglosassoni, non sono abituati a fare lo spelling (pronuncia lenta e staccata delle singole lettere di una parola) dei nomi di brand, tantomeno dei dati anagrafici.

Solo oggi, ogni tanto, quando parliamo al telefono con multinazionali che impiegano call-center, ci sentiamo chiedere di fare lo spelling; impresa sempre ardua perché l’alfabeto fonetico è sempre un esame di geografica. Per non parlare dell’alfabeto NATO: quello Alpha, Bravo, Charlie…

Ricapitolando: niente sigla con le tue iniziali. Non trasmette nulla, non è originale, suona orrenda più delle volte e si dimentica presto.

Perché tanti consigliano l’acronimo?

Non fidarti di chi ti consiglia di usare l’acronimo: è sempre una scommessa.

Ikea è un acronimo ma se l’idea non avesse funzionato oggi sarebbe una delle migliaia di aziende che ci ha provato, ha fallito e della quale si ricordano solo gli errori strategici.

Soprattutto non fidarti di chi non è un consulente di naming ma pubblica post solo per finire tra i primi risultati delle SERP di Google e non argomenta chiaramente con esempi e dati.

Come questa società: la FINOM che offre consigli su come scegliere il nome di un’azienda ma il suo acronimo contiene i medesimi difetti della ditta emme erre esse erre elle.

Screenshot di SERP Google che illustra il risultato della query "Come scegliere il nome di un'azienda".

Come sai non è mia abitudine mostrare questo genere di contenuti. Questa volta era necessario.

Cosa fa la Finom? Non è chiaro: sembra una società a metà tra la banca, la finanziaria, la consulenza ecc.

Ma a noi interessa analizzare il suo acronimo.

Al punto 6, come vedi dallo screenshot, consiglia di trovare un nome semplice da ricordare e pronunciare.

Sulla pronunciabilità, dal mio punto di vista, hanno fatto l’errore più grande!

Infatti, al telefono Finom potrebbe suonare così: Pino, Pinom, Fino, Fimo, Fimom, Finon.

Potresti obiettare che c’è sempre lo spelling!

Ecco, lo spelling è proprio quello che ti voglio evitare.

Crea un nome che non abbia bisogno dello spelling. Il nome deve essere comprensibile subito da chiunque e a qualsiasi età.

Più difficile è la comprensione di un nome aziendale meno resterà impresso nella memoria del pubblico, più lunga sarà la strada verso il posizionamento.

Risolta la questione acronimo passiamo al secondo consiglio.

2. Quale nome scegliere per un professionista.

Voglio essere chiaro: mi rivolgo non al libero professionista che svolte un lavoro intellettuale, bensì al lavoratore autonomo anche se, spesso, parla di se stesso come di un professionista.

Non voglio addentrarmi nella giungla di nomi, categorie e definizioni della burocrazia italiana. Preciso soltanto che quando parlo di lavoratore autonomo mi riferisco a tutte quelle figure professionali che progettano, organizzano e realizzano in autonomia il proprio lavoro.

Perciò, se stai per aprire la tua attività di operatore del benessere indipendente i prossimi due consigli riguardano te.

Lavori in una sede che non è la tua abitazione.

Se intendi utilizzare un luogo con reception, sale e box dove lavoreranno eventuali collaboratori, puoi immaginare di scegliere anche un nome che non sia il tuo personale.

Quindi, via libera a tutti i centri, gli studi, e sinonimi ma solamente come parte del pay-off.

Niente Centro Salus, Studio Prosperità, Studio Wellness et similia.

Ce ne sono anche troppi e, sinceramente, nomi aziendali che contengono termini come centro e studio, sono già presenti in decine di settori diversi, dai tatuatori, agli odontotecnici, dai grafici a chi insegna lingue.

Ecco un’idea gratis per l’ennesimo centro estetico.

Nome aziendale: Bellissima. Pay-off: Il centro estetico per donne indimenticabili.

Il pay-off non ti piace? Ti sembra troppo aggressivo? Le clienti che ti aspetti sono modeste, timidine, non somigliano a Marilyn Monroe?

Campagna pubblicitaria Jesus: chi mi ama mi segua.
https://ilfotografo.it/il-fotografo/chi-mi-ama-mi-segua/

Sei pronta a presentarti al tuo pubblico con una campagna come questa?

Se intendi avviare la tua attività indipendente, startene nascosta nel tuo negozio, non apparire sui social neppure in video e non dimostrare nessuna dote carismatica a cominciare da coraggio e una sana aggressività e intraprendenza, allora segui il mio consiglio: cambia mestiere.

Lavori a casa tua.

Se, al contrario, la tua abitazione sarà il tuo ambiente di lavoro, non perdere tempo nell’inventare nomi assurdi: basta il tuo nome e cognome. Prima il nome poi il cognome. Non siamo a scuola durante l’appello!

Renderlo più memorabile è compito del logotipo e del pay-off.

Se ti chiami Leonardo da Roncisvalle ne avrai metà della vinta nella tua opera di promozione della tua attività. Gli anni dalla scuola primaria all’università saranno stati, forse, una tortura ma quando inizierai la tua attività indipendente, non dovrai arrampicarti sugli specchi come il tuo concorrente Mario Rossi per fare Personal Branding.

Il tuo nome sarà associato al famoso “da Vinci” oppure all’attore. In entrambi i modi quando ti farai promozione il tuo nome non sarà sconosciuto e anonimo.

Se vuoi sapere di più sul Personal Branding leggi qui.

E per le signore, signorine e per altri generi che non hanno un nome già famoso?

Se ti chiami Lorella Valgimigli o Barbara Casadei, non disperare. La soluzione c’è anche per te e si trova nel logotipo e nel pay-off.

Trasforma i tuoi dati anagrafici in una “firma” che evochi bellezza, esclusività, lusso, originalità. E nel pay-off stabilisci il tuo posizionamento, per esattezza il primo passo della tua strategia di Brand Positioning

Ecco un esempio che mi sono preso il tempo di creare per farti capire di cosa parlo.

Firma e pay-off che attira l’attenzione. Non la solita minestra riscaldata. Se il tuo nome e cognome suonano “comuni” più devi essere aggressiva. Perfino se le tue clienti sono arzille ottantenni!

Non preoccuparti se non ti piace, sono abituato a imprenditori che prendono decisioni fondate su gusti personali e stereotipi.

Lo scopo della grafica è di illustrare il concetto: anche un nome “comune” può diventare un brand e un pay-off può evocare in due parole

  • quale pubblico l’azienda intende servire
  • quale promessa il cliente può aspettarsi che sia mantenuta
  • quale beneficio potrebbe trarre dall’affidarsi a uno specifico “professionista”.

In conclusione

Non usare l’acronimo per la tua azienda a meno che non sia assolutamente geniale e nuovo come Radar, IBM o Lego.

Dimentica le sigle a meno che tu non sia il nuovo stilista che ruberà lo scettro a Yves Saint-Laurent allora potrai firmare le tue borse LV, YSL, D&G o ABRACADAVERE.

Se stai per aprire un centro bellezza, massaggi, fisioterapico o di qualsiasi altro tipo lascia fuori dal nome parole come centro e studio. Quelli, se proprio non resisti, vanno nel pay-off.

Se sei un lavoratore autonomo che riceve in casa, metti in atto la tua strategia di Personal Branding a cominciare dal nome: il tuo. Anche qui, il pay-off servirà a raccontare chi sei, cosa fai, cosa prometti.

Note

Logotipo. Il logotipo si distingue per i caratteri tipografici e la grafia; un colore o l’associazione di più colori; la presenza di elementi puramente figurativi (sottolineature, linee, curve, angoli ecc.). Distinguiamo quattro forme di logotipi:

  • i logotipi semplici: si tratta dell’espressione più spoglia del nome di marca. Gioca su un tipo di carattere e una grafia distintiva e originale;
  • i logotipi complessi: la scrittura del nome è caratteristica ma contenuta in un simbolo visivo semplice (rotondo, quadrato, ovale, losanga ecc.);
  • i siglotipi: ovvero la rappresentazione visiva di una sigla. Possono essere di forma semplice o simbolica;
  • gli icotipi: il nome è iscritto (tutto o in parte) in una rappresentazione iconica (immagine o figura collegata all’attività dell’azienda o alla natura dei prodotti). (Fonte: “Il nome della marca: creazione e strategia di naming” – B. Ferrari, M. Botton, J.-J. Cegarra.)

Acronimo. Nell’articolo ho trattato l’acronimo per semplicità come se ne esistesse un solo tipo. Per dovere di informazione in questa nota spiego meglio la differenza tra “sigla” e “acronimo”. La creazione di una sigla spesso deriva dalla necessità di abbreviare un nome o una denominazione composta da molte parole, che risulta troppo lungo e complesso da leggere, pronunciare e ricordare. Di fatto, è più pratico evocare “BNL” invece di “Banca Nazionale del Lavoro” e utilizzare “Fiat” per riferirsi alla “Fabbrica Italiana Automobili Torino”.

Le sigle si originano comunemente da nomi prolissi e difficili da enunciare, che possono essere sia sigle semplici come “ATI,” “ACI,” “ASL,” sia acronimi come “Cariplo” (Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde), “Sonar” (Sound Navigation Ranging), e “Sabena” (Société Anonyme Belge d’Exploitation de la Navigation Aérienne). Gli esperti in naming possono decidere di creare una sigla prima e, successivamente, determinare se attribuirle un significato. In tal caso, cercano un effetto che sia di natura fonetica o lessicografica. È possibile inventare una sigla che abbia significato solo dal punto di vista fonetico, come ad esempio “Q8” per Kuwait, oppure un acronimo che abbia somiglianza con una parola comune per agevolarne l’accettazione e la memorizzazione, come “Arci” per Associazione Ricreativa e Culturale Italiana. Quindi, le sigle possono essere suddivise in due categorie principali:

  1. Sigle abbreviative, il cui obiettivo è semplificare l’identificazione e la memorizzazione di un’azienda o di un prodotto attraverso una forma contratta del nome. Queste includono:
  • Sigle semplici: BPN, IBM, FS.
  • Acronimi semplici: radar, laser.
  1. Sigle analogiche, che presentano somiglianze fonetiche o linguistiche con parole esistenti, come:
  • Acronimi fonetici: Q8.
  • Acronimi lessicali: ARCI.

Il monogramma è un classico esempio di intreccio delle iniziali o di alcune lettere di un nome proprio, usato come simbolo del nome stesso. Ricamare il proprio monogramma sulla biancheria e per i “colletti bianchi” sul cuore della camicia, è un segno di distinzione, di separazione, così come un “marcatore di identità”. (Fonte e ispirazione: “Il nome della marca: creazione e strategia di naming” – B. Ferrari, M. Botton, J.-J. Cegarra.)

Anche questo articolo è originale e nessuna applicazione di AI è stata torturata.

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Le mie competenze sono a disposizione di aziende e professionisti che desiderano creare relazioni con potenziali clienti impiegando i mezzi della comunicazione crossmediale, il Web Marketing e il Social Media Marketing.

Anche tu intendi avviare la tua impresa nel 2024 e stai provando a capire come scegliere il nome della tua azienda senza affidarti ai generatori di nomi gratis?

Se stai leggendo queste righe sei un imprenditore, un artigiano, un professionista, un commerciante che ha coraggio, passione e un’idea forte.

Due consigli che sto per darti potrebbero essere molto utili.

Cominciamo subito.

Uno è sull’uso dell’acronimo e il secondo è quale nome scegliere per la tua attività di professionista.

Come scegliere nome di azienda

1. L’acronimo

Se intenti aprire una ditta, un’impresa, un’azienda di produzione o di vendita di servizi esistono errori da evitare nella scelta del nome aziendale: il primo è non usare l’acronimo (nome o sigla formata con le iniziali di altre parole) del tuo nome e cognome.

Perché sono così categorico? La ragione è semplice: le micro, piccole e medie imprese molto raramente attribuiscono il vero valore alla “denominazione aziendale”. Questo in genere comporta una totale mancanza di interesse nel modo in cui viene utilizzato il nome aziendale.

Non siamo nel campo della moda o dei beni di lusso dove il monogramma, la sigla, grazie a investimenti a molti zeri, diventano simboli ai quali il pubblico attribuisce il potere di comunicare la propria identità.

Per le piccole attività sconsiglio fortemente l’uso di sigle e monogrammi. Tra gli altri motivi, e sono molti vi è la forma giuridica.

Se ti chiami Mario Rossi e sogni di vedere il tuo acronimo gigante sulla carta intestata o sull’insegna luminosa fuori dalla porta ma la forma giuridica che hai scelto è s.r.l., al telefono il tuo nome aziendale suonerà così:

“Buongiorno, è la emme erre esse erre elle”.

Il suono del nome, molto spesso, è uno degli elementi più importanti quando si tratta di scegliere il nome aziendale che dovrà durare per sempre.

Gli italiani, diversamente dai popoli anglosassoni, non sono abituati a fare lo spelling (pronuncia lenta e staccata delle singole lettere di una parola) dei nomi di brand, tantomeno dei dati anagrafici.

Solo oggi, ogni tanto, quando parliamo al telefono con multinazionali che impiegano call-center, ci sentiamo chiedere di fare lo spelling; impresa sempre ardua perché l’alfabeto fonetico è sempre un esame di geografica. Per non parlare dell’alfabeto NATO: quello Alpha, Bravo, Charlie…

Ricapitolando: niente sigla con le tue iniziali. Non trasmette nulla, non è originale, suona orrenda più delle volte e si dimentica presto.

Perché tanti consigliano l’acronimo?

Non fidarti di chi ti consiglia di usare l’acronimo: è sempre una scommessa.

Ikea è un acronimo ma se l’idea non avesse funzionato oggi sarebbe una delle migliaia di aziende che ci ha provato, ha fallito e della quale si ricordano solo gli errori strategici.

Soprattutto non fidarti di chi non è un consulente di naming ma pubblica post solo per finire tra i primi risultati delle SERP di Google e non argomenta chiaramente con esempi e dati.

Come questa società: la FINOM che offre consigli su come scegliere il nome di un’azienda ma il suo acronimo contiene i medesimi difetti della ditta emme erre esse erre elle.

Screenshot di SERP Google che illustra il risultato della query "Come scegliere il nome di un'azienda".

Come sai non è mia abitudine mostrare questo genere di contenuti. Questa volta era necessario.

Cosa fa la Finom? Non è chiaro: sembra una società a metà tra la banca, la finanziaria, la consulenza ecc.

Ma a noi interessa analizzare il suo acronimo.

Al punto 6, come vedi dallo screenshot, consiglia di trovare un nome semplice da ricordare e pronunciare.

Sulla pronunciabilità, dal mio punto di vista, hanno fatto l’errore più grande!

Infatti, al telefono Finom potrebbe suonare così: Pino, Pinom, Fino, Fimo, Fimom, Finon.

Potresti obiettare che c’è sempre lo spelling!

Ecco, lo spelling è proprio quello che ti voglio evitare.

Crea un nome che non abbia bisogno dello spelling. Il nome deve essere comprensibile subito da chiunque e a qualsiasi età.

Più difficile è la comprensione di un nome aziendale meno resterà impresso nella memoria del pubblico, più lunga sarà la strada verso il posizionamento.

Risolta la questione acronimo passiamo al secondo consiglio.

2. Quale nome scegliere per un professionista.

Voglio essere chiaro: mi rivolgo non al libero professionista che svolte un lavoro intellettuale, bensì al lavoratore autonomo anche se, spesso, parla di se stesso come di un professionista.

Non voglio addentrarmi nella giungla di nomi, categorie e definizioni della burocrazia italiana. Preciso soltanto che quando parlo di lavoratore autonomo mi riferisco a tutte quelle figure professionali che progettano, organizzano e realizzano in autonomia il proprio lavoro.

Perciò, se stai per aprire la tua attività di operatore del benessere indipendente i prossimi due consigli riguardano te.

Lavori in una sede che non è la tua abitazione.

Se intendi utilizzare un luogo con reception, sale e box dove lavoreranno eventuali collaboratori, puoi immaginare di scegliere anche un nome che non sia il tuo personale.

Quindi, via libera a tutti i centri, gli studi, e sinonimi ma solamente come parte del pay-off.

Niente Centro Salus, Studio Prosperità, Studio Wellness et similia.

Ce ne sono anche troppi e, sinceramente, nomi aziendali che contengono termini come centro e studio, sono già presenti in decine di settori diversi, dai tatuatori, agli odontotecnici, dai grafici a chi insegna lingue.

Ecco un’idea gratis per l’ennesimo centro estetico.

Nome aziendale: Bellissima. Pay-off: Il centro estetico per donne indimenticabili.

Il pay-off non ti piace? Ti sembra troppo aggressivo? Le clienti che ti aspetti sono modeste, timidine, non somigliano a Marilyn Monroe?

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Lavori a casa tua.

Se, al contrario, la tua abitazione sarà il tuo ambiente di lavoro, non perdere tempo nell’inventare nomi assurdi: basta il tuo nome e cognome. Prima il nome poi il cognome. Non siamo a scuola durante l’appello!

Renderlo più memorabile è compito del logotipo e del pay-off.

Se ti chiami Leonardo da Roncisvalle ne avrai metà della vinta nella tua opera di promozione della tua attività. Gli anni dalla scuola primaria all’università saranno stati, forse, una tortura ma quando inizierai la tua attività indipendente, non dovrai arrampicarti sugli specchi come il tuo concorrente Mario Rossi per fare Personal Branding.

Il tuo nome sarà associato al famoso “da Vinci” oppure all’attore. In entrambi i modi quando ti farai promozione il tuo nome non sarà sconosciuto e anonimo.

Se vuoi sapere di più sul Personal Branding leggi qui.

E per le signore, signorine e per altri generi che non hanno un nome già famoso?

Se ti chiami Lorella Valgimigli o Barbara Casadei, non disperare. La soluzione c’è anche per te e si trova nel logotipo e nel pay-off.

Trasforma i tuoi dati anagrafici in una “firma” che evochi bellezza, esclusività, lusso, originalità. E nel pay-off stabilisci il tuo posizionamento, per esattezza il primo passo della tua strategia di Brand Positioning

Ecco un esempio che mi sono preso il tempo di creare per farti capire di cosa parlo.

Firma e pay-off che attira l’attenzione. Non la solita minestra riscaldata. Se il tuo nome e cognome suonano “comuni” più devi essere aggressiva. Perfino se le tue clienti sono arzille ottantenni!

Non preoccuparti se non ti piace, sono abituato a imprenditori che prendono decisioni fondate su gusti personali e stereotipi.

Lo scopo della grafica è di illustrare il concetto: anche un nome “comune” può diventare un brand e un pay-off può evocare in due parole

  • quale pubblico l’azienda intende servire
  • quale promessa il cliente può aspettarsi che sia mantenuta
  • quale beneficio potrebbe trarre dall’affidarsi a uno specifico “professionista”.

In conclusione

Non usare l’acronimo per la tua azienda a meno che non sia assolutamente geniale e nuovo come Radar, IBM o Lego.

Dimentica le sigle a meno che tu non sia il nuovo stilista che ruberà lo scettro a Yves Saint-Laurent allora potrai firmare le tue borse LV, YSL, D&G o ABRACADAVERE.

Se stai per aprire un centro bellezza, massaggi, fisioterapico o di qualsiasi altro tipo lascia fuori dal nome parole come centro e studio. Quelli, se proprio non resisti, vanno nel pay-off.

Se sei un lavoratore autonomo che riceve in casa, metti in atto la tua strategia di Personal Branding a cominciare dal nome: il tuo. Anche qui, il pay-off servirà a raccontare chi sei, cosa fai, cosa prometti.

Note

Logotipo. Il logotipo si distingue per i caratteri tipografici e la grafia; un colore o l’associazione di più colori; la presenza di elementi puramente figurativi (sottolineature, linee, curve, angoli ecc.). Distinguiamo quattro forme di logotipi:

  • i logotipi semplici: si tratta dell’espressione più spoglia del nome di marca. Gioca su un tipo di carattere e una grafia distintiva e originale;
  • i logotipi complessi: la scrittura del nome è caratteristica ma contenuta in un simbolo visivo semplice (rotondo, quadrato, ovale, losanga ecc.);
  • i siglotipi: ovvero la rappresentazione visiva di una sigla. Possono essere di forma semplice o simbolica;
  • gli icotipi: il nome è iscritto (tutto o in parte) in una rappresentazione iconica (immagine o figura collegata all’attività dell’azienda o alla natura dei prodotti). (Fonte: “Il nome della marca: creazione e strategia di naming” – B. Ferrari, M. Botton, J.-J. Cegarra.)

Acronimo. Nell’articolo ho trattato l’acronimo per semplicità come se ne esistesse un solo tipo. Per dovere di informazione in questa nota spiego meglio la differenza tra “sigla” e “acronimo”. La creazione di una sigla spesso deriva dalla necessità di abbreviare un nome o una denominazione composta da molte parole, che risulta troppo lungo e complesso da leggere, pronunciare e ricordare. Di fatto, è più pratico evocare “BNL” invece di “Banca Nazionale del Lavoro” e utilizzare “Fiat” per riferirsi alla “Fabbrica Italiana Automobili Torino”.

Le sigle si originano comunemente da nomi prolissi e difficili da enunciare, che possono essere sia sigle semplici come “ATI,” “ACI,” “ASL,” sia acronimi come “Cariplo” (Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde), “Sonar” (Sound Navigation Ranging), e “Sabena” (Société Anonyme Belge d’Exploitation de la Navigation Aérienne). Gli esperti in naming possono decidere di creare una sigla prima e, successivamente, determinare se attribuirle un significato. In tal caso, cercano un effetto che sia di natura fonetica o lessicografica. È possibile inventare una sigla che abbia significato solo dal punto di vista fonetico, come ad esempio “Q8” per Kuwait, oppure un acronimo che abbia somiglianza con una parola comune per agevolarne l’accettazione e la memorizzazione, come “Arci” per Associazione Ricreativa e Culturale Italiana. Quindi, le sigle possono essere suddivise in due categorie principali:

  1. Sigle abbreviative, il cui obiettivo è semplificare l’identificazione e la memorizzazione di un’azienda o di un prodotto attraverso una forma contratta del nome. Queste includono:
  • Sigle semplici: BPN, IBM, FS.
  • Acronimi semplici: radar, laser.
  1. Sigle analogiche, che presentano somiglianze fonetiche o linguistiche con parole esistenti, come:
  • Acronimi fonetici: Q8.
  • Acronimi lessicali: ARCI.

Il monogramma è un classico esempio di intreccio delle iniziali o di alcune lettere di un nome proprio, usato come simbolo del nome stesso. Ricamare il proprio monogramma sulla biancheria e per i “colletti bianchi” sul cuore della camicia, è un segno di distinzione, di separazione, così come un “marcatore di identità”. (Fonte e ispirazione: “Il nome della marca: creazione e strategia di naming” – B. Ferrari, M. Botton, J.-J. Cegarra.)

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